Questo Blog è stato creato per coloro che soffrono della sindrome di Ehlers–Danlos, una malattia subdola e molto più diffusa di quanto non si creda. Ci siamo incontrati qui a Roma, e spero che presto potremo vantare un titolo più concreto di quello di "malati di". parlando del blog si tratta di una raccolta di informazioni, articoli, esperienze personali quando possibile, che spero servano ad orentarsi in una malattia che lascia letteralmente senza forze.

chi vuole portà aiutare nella sua compilazione inviando il materiale a me, provvederò in prima persona a vagliarlo( si tratta solo di un correggere bozze) e pubblicarlo perchè tutti devono poter aver accesso a queste informazioni.
un ultima precisazione: quando presente prego citare la fonte da cui si prende l'articolo, in modo da evitare spiacevoli diatribe.
vi ringrazio di essere qui e buon lavoro.

martedì 17 gennaio 2012

Instabilità cranio cervicale (CCI) e Sindrome di

questo articolo era in rete e spiega un particolare problema a cui alcuni di noi sono legati: le ernie cervicali ed il loro dolente segnale di presenza periodico



Instabilità cranio cervicale (CCI) e Sindrome di
Ehlers-Danlos (EDS)
Dott. Paolo Bolognese*
Presso il The Chiari Institute di New York è stato realizzato uno studio con l’obiettivo di
comprendere alcuni sottotipi di Malformazione di Chiari 1 (CM1). Sono stati esaminati a
questo scopo pazienti che avevano avuto un insuccesso chirurgico, sui quali era stato
eseguito un buon intervento di decompressione senza complicazioni osservabili in modo
evidente, ma che ugualmente avevano avuto disabilità o un peggioramento dopo la
chirurgia.
In primo luogo, abbiamo osservato ciò che di comune avevano questi casi, e abbiamo
scoperto che avevano una alta incidenza di uno " schiacciamento" craniale (cranial
settling) e/o instabilità dell'articolazione cranio cervicale (Instability of CCJ).
La maggioranza dei pazienti era affetta da Sindrome di Elhers Danlos (Elhers Danlos
Syndrom o EDS ).
La EDS è un gruppo di disordini del tessuto connettivo caratterizzati da una iperelasticità e
fragilità della pelle o da ipermobilità delle articolazioni (piccole e grandi articolazioni) o da
fragilità dei vasi cutanei e delle grandi arterie o ancora da scarsa capacità di guarigione
delle ferite.
Più che una patologia possiamo considerarla come una condizione, come essere bianco,
nero, alto, basso o grasso; così, come nell'ultimo caso aumenta il rischio di patologie
cardiovascolari, altrettanto in questi soggetti, in genere alti e magri, c'è un maggiore rischio
di sub-lussazione articolare.
La causa della EDS è un difetto genetico, che comporta un deficit di qualità/quantità del
collagene e/o della matrice extracellulare.
EDS è autosomica dominante nella maggioranza delle forme, con una incidenza di 1 su
5000 individui che è la stessa incidenza riscontrata nella CM1. Dunque MC ed EDS hanno
la stessa incidenza e la stessa origine mesenchimale.
La classificazione della EDS è stata aggiornata nel tempo fino all'attuale classificazione
che è degli anni '90.
La diagnosi della EDS si può fare tramite studi genetici: nella maggior parte dei casi però
la si fa sulla base dell'anamnesi familiare e dell'esame clinico.
Nel caso si sospetti una EDS si fa:
- ecocardiogramma che nel 90% dei casi mostra un prolasso della valvola mitrale ed altri
difetti cardiaci ,
- RMI ed una TAC, perché questi pazienti spesso hanno un prolasso della aorta del tratto
addominale,
- densitometria ossea che può mostrare segni di osteoporosi anche in età molto giovane,
- biopsia della pelle che consente l'identificazione del difetto genetico.
* dott. Paolo Bolognese, Neurochirurgo e Direttore Associato del TCI-The Chiari Institute di New York.
Testo di Orfeo Mazzella, a cura di AISMAC. Pubblicazione autorizzata dall’autore.
Abbiamo osservato presso il TCI che il 18 % di pazienti con CM1 erano affetti da EDS o
altri disordini del tessuto connettivo (Marfan, Stickler, ecc.), per cui, tutte le volte che
vediamo un paziente affetto da Chiari cerchiamo di stabilire se è anche affetto da EDS e
viceversa.
La nostra statistica che riporta il dato del 18% di presenza di EDS nei pazienti con Chiari è
soggetta a bias (errore sistematico o distorsione) tale da "gonfiare " la reale proporzione
del problema. In effetti ci saremmo aspettati una concomitanza tra le due patologie
(EDS/CM1) molto minore data la prevalenza simile di 1:5000 della EDS, cosa che invece
non è, per cui abbiamo cercato di capire se le due patologi avessero un effetto sulla
cerniera cranio cervicale da sole o in combinazione.
La CM1 sappiamo cosa fa, la EDS può colpire qualsiasi articolazione dell'organismo, e la
distribuzione dei pazienti all'interno della famiglia non è omogenea: alcuni hanno
lussazione di una sola articolazione, altri di più articolazioni.
A livello della terza più grande articolazione dell'organismo (la cerniera cranio cervicale) ci
può essere un effetto della EDS. La EDS può provocare sull' articolazione della
giunzione cranio cervicale lo stesso "stress meccanico" che avrebbe la
Malformazione di Chiari. Quindi se un paziente affetto da Chiari ha EDS o viceversa,
si ha un effetto di somma delle due patologie.
Inoltre abbiamo osservato che i pazienti con CM1 possono sviluppare una instabilità cranio
cervicale, anche in assenza di EDS, a seguito di una rimozione chirurgica eccessiva di
osso, mentre i pazienti EDS possono sviluppare una instabilità cranio cervicale dopo
lesioni anche poco gravi o usura della cerniera cranio cervicale o dei suoi legamenti. Nei
pazienti affetti sia da CM1 che da EDS il rischio di una CCI è maggiore.
I quadri clinici osservati nei pazienti con CM1/EDS sono i seguenti:
- rapporto femmine/maschi 8.5 a1;
- età media è intorno ai vent'anni;
- la maggior parte sono alti e magri.
I sintomi sono quelli tipici
- delle affezioni del basicranio (disfagia, apnea notturna ecc. ),
- della compromissione della dinamica del liquor,
- della compressione del tronco encefalico.
Altri segni radiologici sono
- ispessimento del legamento retroodontoideo di 4-5 volte più spesso,
- processo stiloideo anomalo e molto lungo (Eagle syndrome),
- mandibola corta, morso profondo e palato alto,
- instabilità cranio cervicale (CCI).
Altri test diagnostici hanno dimostrato
- tachicardia sovra ventricolare (SVT),
- prolasso della valvola mitrale (MVP),
- rigurgito della valvola tricuspide o mitrale,
- sindrome tachicardica posturale ortostatica (POTS) da effetto diretto dell' odontoide sul
bulbo,
- risposta positiva al test di trazione cervicale assiale sotto carico, (Cervical traction axial
loading).
La concomitanza CM1/EDS ha delle conseguenze sulla chirurgia, aumentando il
rischio di complicazioni in seguito all'intervento di decompressione della fossa
cranica posteriore, come:
- ritardata guarigione della ferita,
- fuoriuscita di liquor,
- infezioni,
- formazione di pseudomeningocele,
- ptosi cerebellare,
- settling cranico,
- instabilità cranio cervicale.
Per ciò che riguarda l'instabilità cranio cervicale nei pazienti con CM1/EDS, se ne ha il
sospetto quando sono presenti i seguenti sintomi:
- positività al test di trazione cervicale assiale,
- ispessimento del legamento retroodontoideo,
- sintomi tipici di disfunzione del tronco encefalico.
La diagnosi viene poi confermata dal repentino miglioramento dei sintomi in seguito alla
manovra invasiva di trazione cervicale (ICT) confermata dalla variazione positiva dei dati
morfometrici, rilevati durante la manovra stessa.
In questo sottogruppo di pazienti con CM1/EDS oltre ad una instabilità "orizzontale"
convenzionale (ADI) che è molto più elevata che in altri pazienti, si manifesta anche una
instabilità verticale o craniocervical settling, che non comprendiamo del tutto, ma che
si evidenzia con una riduzione dello spazio tra il basion e il processo odontoideo (o dente
dell'epistrofeo) non collegabile ad un' usura ossea o della cartilagine, quando il paziente
passa da una posizione supina a quella eretta. Normalmente quando si passa da una
posizione orizzontale ad una verticale, c'è uno "schiacciamento" della testa sulla colonna
cervicale di circa 1,5mm, mentre, in questi pazienti con CM1/EDS, si ha un "settling"
che va da 3 a 6 mm, determinando una dinamica simile a quella dell'invaginazione
basilare, con la differenza che questo "settling", è possibile osservarlo
(radiologicamente) solo in posizione eretta mentre scompare in posizione supina,
posizione, tra l'altro, in cui di norma si esegue la RMI.
In questa sotto popolazione di pazienti dunque si osserva la diminuzione della distanza tra
basion e dente dell'epistrofeo, con un aspetto morfologico delle articolazioni che non
risulta alterato, anche in presenza di strutture sinoviali distrutte, ma che compare
all'osservazione solo in posizione eretta.
Queste conoscenze comportano delle implicazioni chirurgiche. In questi pazienti
sarà necessario un trattamento di decompressione minimamente invasivo e la
massima conservazione di legamenti e tessuti.
La presenza contemporanea di una Chiari con una instabilità cranio vertebrale impone una
chirurgia in due stadi, praticando (oltre alla decompressione) un intervento di fusione
cranio cervicale che riposizionerà e salderà le strutture ossee secondo una " posizione in
estensione" (Cranio Cervical Fusion in Extration) (Posizione precedentemente acquisita
con la manovra ICT e riprodotta intraoperatoriamente, con precisione millimetrica, sotto
controllo radiografico, ndr).
L'analisi morfometrica del dott. M. Nishikawa comprende 54 parametri (combinazione di
superfici, volumi, distanze e angoli); questo tipo di analisi nacque nella metà degli anni 90
come studio dei volumi occupati dalla fossa cranica posteriore e cerebrale allo scopo di
dimostrarne la discrepanza, nelle condizioni patologiche, tra il contenuto (cervelletto) e il
contenitore (cavità del cranio).
Misurazioni morfometriche volumetriche
Alcune misurazioni morfometriche lineari
Lo studio del dott. M. Nishikawa è servito anche a ottenere misurazioni dell' instabilità
craniocervicale.
Alcune misurazioni per lo studio della cerniera cranio vertebrale
Durante il trattamento di trazione, in questo caso compreso tra i 10/11 kg, si osservava un
miglioramento di tutti i sintomi; l'intervallo BDI (intervallo basion-dent) aumenta fino a
6,5mm.
Nella RMI, eseguita di norma con paziente supino, non è possibile evidenziare il "sitting"
visibile nella sequenza centrale, pur rappresentando, proprio questo, l'elemento
patologico.
Anche il BAI (intervallo basion-axis) si modifica; a causa della caratteristica forma dei
condili della C1,quando il paziente passa dalla posizione supina a quella seduta, non solo
la testa si appoggia sul collo ma scivola anche indietro, pertanto si passa da un intervallo
BAI di 2.4 a 7.8, per poi tonare a 2.8 con la trazione.
Di sotto una sequenza radiografica che mostra un paziente di EDS in posizione supina, seduto e
sottoposto a trazione.
Durante la trazione, anche altre misurazioni angolari cambiano.
Visione 3D del cranial settling
Il giorno del test (Invasive Cervical Traction) si raccolgono i sintomi in una check-list, in
modo da quantificarne anche l'entità, dopo di che si applica alla testa una trazione che può
arrivare fino a 40 lib (circa 18 KG) fino al momento in cui non si ha un miglioramento
clinico. La check list viene aggiornata e si fa una radiografia. Si fa una mappatura di una
serie di misurazioni nella posizione, supina-seduta-sotto trazione, correlandole alle
modifiche del quadro clinico in modo da ottenere il punto in cui la cerniera cranio cervicale
raggiunge un equilibrio contemporaneamente alla scomparsa dei sintomi o comunque ad
un miglioramento.
Il giorno dopo, si esegue l'intervento di fusione sottoponendo la testa del paziente alla
trazione, con lo stesso carico del giorno precedente, e sotto controllo radiografico, in modo
da non perdere la posizione terapeutica che viene riprodotta in modo millimetrico.
I pazienti al di sopra dei 50 anni (ma da poco tempo anche i più giovani) vengono
sottoposti anche a densitometria ossea, per studiare un' eventuale condizione di
osteoporosi che potrebbe creare dei problemi.

I pazienti al di sopra dei 50 anni (ma da poco tempo anche i più giovani) vengono
sottoposti anche a densitometria ossea, per studiare un' eventuale condizione di
osteoporosi che potrebbe creare dei problemi

1 commento:

  1. Articolo interessante.
    Consiglio però di segnalare sempre da che sito si prende il testo.

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